Testimone

Datela prima voi a me

Il sacerdote ha dalla Chiesa l’ufficio di assolvere, consacrare e benedire. Con le labbra annunzia e consacra; con la mano assolve e benedice. La liturgia e il popolo di Dio lo chiamano continuamente a svolgere questo compito. Al termine del Sacrificio Eucaristico licenzia l’assemblea del popolo di Dio, accompagnando con la benedizione quel saluto.
La sua benedizione sigilla l’arrivo e il commiato della vita, cioè il nascere e il morire.
I fedeli baciano riverenti le mani del sacerdote perché portano per sempre il profumo del crisma che le ha consacrate.
Quanta grazia passa per quelle mani. Mani benedette, mani che benedicono. E il sacerdote ha da Gesù l’ordine di benedire anche quelli che lo maledicono, come ha l’ordine di perdonare nel nome di Dio ogni peccatore che concepisce il pentimento, si ravvede e trova la forza di accusare i propri peccati. Egli è eletto da Dio e mandato dalla Chiesa ad offrire il triplice dono: la Parola, il Perdono, il Pane.
kPadre Agostino da San Marco in Lamis, conoscendo la cagionevole salute di Padre Pio, gli preconizzò nel discorso della Prima Messa: “Non sarai un predicatore, ma sarai un «Confessore»”. Io direi che è stato il confessore del secolo.
In cinquantotto anni di ministero sacerdotale ha visto folle interminabili di penitenti intorno al suo confessionale.
Il Pontefice Paolo VI disse: “Padre Pio confessava da mane a sera”.
Giovanni Paolo II ha detto che l’apostolato di Padre Pio “Si è svolto tra due poli: altare e confessionale”.
Padre Pio, giovane sacerdote, stando a Foggia, dice al suo Direttore che la gente l’assilla nel tribunale della confessione e che egli talvolta si mette le mani nei capelli, perché non può accontentarli tutti.
Dalla mano di Padre Pio sgorgava il sangue oltre che la benedizione. La stretta di mano poteva costargli molto dolore.
Una signora, sentendo che il Padre parlava ad alta voce, pensò che fosse a causa della sordità per cui ricorse alla energica stretta di mano convinta di farsi capire così.
Il Padre a stento riuscì a sfilare la mano, dicendo: -Oh, che di buono io ho soltanto l’udito!-
I gruppi di pellegrini chiedevano ed aspettavano sempre la sua benedizione. Di solito si fermavano per la recita del rosario di fronte alla sua cella, sul piazzale detto appunto “del rosario”. Al termine il Padre dava la benedizione e salutava, sventolando il fazzoletto.
In vari filmati si vede il Padre che compie questo gesto.
Aquesto proposito si racconta un episodio da Fioretti.
Una sua figlia spirituale, veniva dalla Svizzera. Il treno fece ritardo e lei non arrivò in tempo per l’ultima benedizione del mattino. Salendo lungo la via del Santuario incontrava gente che scendeva. Le dissero: è inutile che vai su, il Padre ha già dato la benedizione.
La signora non si scoraggiò. Saliva ripetendo: “Padre, dammela la benedizione. Dammela grande, grande”.
Padre Pio pregò il confratello di aprire la finestra e prendere un lenzuolo. Salutò sventolando il lenzuolo e diede la benedizione all’unica pellegrina.
La poverina, stupita, tese le braccia verso il Padre piangendo di gioia.
Per i religiosi della fraternitĂ  andare a ricevere la benedizione serale del Padre ed augurargli la buonanotte era diventato un incontro atteso. Io mi univo con gioia a quei confratelli.
Avveniva semplicemente.
Il Padre ci aspettava.
Il Superiore, se c’era, oppure il padre più anziano diceva: “Padre spirituale, siamo venuti a ricevere la tua benedizione”.
Il Padre rivolgeva uno sguardo a tutti e poi diceva: “Datela prima voi a me”.
Ricevuta la nostra benedizione ci benediceva e poi dava a  ciascuno il bacio della buonanotte.
Così insieme alla sua benedizione, ci dava la sua bella lezione di umiltà.

P.G. Alimonti OFM cap, I miei giorni con P. Pio, p 104