Se ce lo ritrovi
Ero felice quando mi riusciva di accompagnare in cella il confratello che portava da mangiare al Padre.
In verità il suo desinare spesso consisteva nel toccare col cucchiaio e con la forchetta il frugale pasto. Infatti in certi giorni sapendo che nulla sarebbe riuscito a digerire, nulla ingeriva.
A volte si capiva che la sola vista dei cibi gli procurava nausea. Si sforzava di non far trasparire questa difficoltà. Questo rendeva più evidente la sua gratitudine verso i premurosi confratelli.
Seduto su un umile banchetto di legno tirava fuori racconti e allegre barzellette fino a rendere tranquilli tutti. Non voleva in altri l’ombra dell’ansia per causa sua. Ragione in più per cui andare da lui anche per portargli il cibo diventava una gara.
In ogni circostanza comunicava umiltà. Trasmetteva gioia. Così anche nelle cose più piccole appariva la grandezza del suo animo di amico, di fratello e di Padre.
Bussammo alla porta della cella, che in realtà non era mai chiusa del tutto.
Seduto con la corona del rosario tra le mani, pregava.
Abitualmente volgeva lo sguardo al quadro della Madonna, che pendeva ai piedi del suo letto.
Ci accolse col sorriso.
Rispose con semplicità al nostro saluto francescano e si dispose davanti al piccolo tavolo, che fungeva da mensa.
Avviò egli stesso la conversazione. Eludeva le frasi convenzionali.
Sapeva essere ogni volta originale con ammirevole spontaneità. Quello era il Padre, se stesso di sempre: un dono per tutti. In genere poche erano le domande, che ci permettevamo; mentre ci faceva piacere ascoltare attentamente quelle che egli rivolgeva a noi. Si interessava delle novità sulla nostra vita e le nostre attività.
Prima di andare via io presi un piatto dentro il quale c’era quello che il Padre non aveva mangiato e lo posai sul vicino armadio.
Avevo intenzione di tornare più tardi a riprenderlo per farne dono a persone care o inferme.
Il Padre notò quel gesto.
Gli spiegai: -Tornerò a riprenderlo-.
Padre Pio scrollando il capo esclamò: -Se ce lo ritrovi!-
Capii che chiunque poteva portarlo via.
Il Padre volle risparmiarmi il dispiacere d’una delusione.
P.G. Alimonti OFM cap, I miei giorni con P. Pio, p 91