Messa quotidiana

Santa Messa 10-10-23

SAN CETTEO

Le notizie intorno a Ceteo sono tratte unicamente da una passio molto favolosa, nella quale sono contenute, però, alcune tradizioni locali riferentisi al tempo delle invasioni longobarde in Italia, probabilmente attendibili.
Secondo la nostra fonte, Ceteo era vescovo di Amiterno (od. S. Vittorino, in Abruzzo) al tempo di s. Gregorio Magno. Durante il suo episcopato due capi longobardi, Alai e Umbolo, occuparono la città ed egli, per non assistere alle loro depredazioni, si rifugiò a Roma. Per sedare il malcontento dei cittadini, una missione longobarda si recò da s. Gregorio Magno e, dopo aver solennemente promesso che i cittadini sottomessi sarebbero stati trattati con più umanità, ottenne che Ceteo ritornasse ad Amiterno. Ma, sorto un dissenso tra i due capi iongobardi che tenevano la città, Alai si alleò con il conte Veriliano di Orte, il quale occupò di notte Amiterno. Quando fu scoperto il tradimento, il popolo furente voleva uccidere Alai, ma Ceteo interpose la sua opera, cercando di farlo condannare soltanto al carcere. Ma Umbolo sospettò che anche il vescovo fosse connivente con il traditore e ordinò che questi fosse ucciso insieme con il suo complice. La sentenza di Alai fu subito eseguita, mentre l’esecuzione di Ceteo fu sospesa per il netto rifiuto del boia. Umbolo, allora, comandò che fosse gettato nel fiume Aterno (od. Pescara) con una grossa mola al collo. Il suo corpo fu trasportato dalla corrente fino al mare e gettato sul lido; secondo un manoscritto sarebbe arrivato fino a Zara, sulla sponda orientale del mare Adriatico, ma con molta maggiore verisimiglianza arrivò a Pescara, alla foce del fiume omonimo. Quando Ceteo fu rinvenuto da un pescatore, fu avvertito il vescovo del luogo il quale, non sapendo chi fosse, lo chiamò “Peregrino” e gli dette sepoltura sul posto. Più tardi, in seguito a un miracolo avvenuto sulla sua tomba, il vescovo lo fece trasferire e seppellire, con maggior onore, a nove miglia dalla città.
Ceteo è commemorato nel Martirologio Romano il 13 giugno.
La diocesi e la città di Pescara lo ricordano il 10 ottobre.


Autore: 
Agostino Amore