Messa quotidiana

Santa Messa 3-7-22

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno C

I discepoli messaggeri della salvezza

Cristo chiama per mandare. L’essere discepolo di Gesù non è un privilegio per sé, ma un servizio per il regno di Dio. Gesù manda i suoi discepoli per «annunciare» che il regno di Dio è vicino.

La missione: un annuncio di speranza
L’uomo aspira alla pace ma fa la guerra; l’uomo vuole essere amato ed amare, ma di fatto molte volte non è amato e non ama. L’uomo vuole la giustizia, l’uguaglianza, ma commette ingiustizia, produce strutture ingiuste ed oppressive.
L’uomo, nella profondità del suo essere, è ricerca del Dio vivente, ma produce idoli morti, nega e rifiuta la Sorgente.
L’uomo vuole la vita a tutti i livelli in pienezza, senza fine, e invece incontra la malattia e la morte.
Il discepolo di Cristo annuncia che le contraddizioni più amare dell’esistenza saranno risolte, che le aspirazioni più profonde dell’uomo saranno realizzate, «per l’intervento gratuito di Dio», in un modo insospettato e inaudito, riportando vittoria completa sul male. Ciò che all’uomo è impossibile, è possibile a Dio (prima lettura). La salvezza viene annunciata e realizzata in un mondo dominato dalla logica del peccato. Per questo la salvezza ha un momento negativo: la liberazione da tutte le forze demoniache che alienano l’uomo da se stesso e da Dio (vangelo).
Questa salvezza non sarà realizzata però di colpo. Il male non sarà vinto immediatamente. Non sarà combattuto con armi potenti, mediante il potere, come pensavano gli Ebrei.

La croce è la gloria del missionario
Il messaggero della salvezza si trova fra queste forze demoniache, «è come un agnello in mezzo ai lupi»: non c’è missione senza persecuzione, senza sofferenza, senza croce. La croce è la «gloria» del missionario e di ogni cristiano (seconda lettura) perché lo pone in una esistenza nuova. La croce «per il regno di Dio», accettata con amore, è il «segno» della vittoria sul male e sulla morte.
Per il cristiano la certezza della sua risurrezione riposa nel fatto che egli è crocifisso dalla prova e dalla contestazione.
La prova non è, per san Paolo, solo un’ascesi, una occasione di vita morale e neppure una semplice imitazione della croce di Gesù, ma è il luogo della speranza e della profezia del regno che viene, e che i messaggeri del vangelo proclamano con la parola e con la vita per confermare che il mondo nuovo è già iniziato e che è possibile.
Alla logica del mondo vecchio oppongono la logica di Dio. In un mondo di lupi, dominato dall’aggressività, la loro presenza è condanna radicale della violenza bestiale.
In un mondo in cui «l’uomo è il denaro che ha e gli abiti che porta», essi vanno vestiti da poveri, senza portafogli e bagagli, contenti della ospitalità che ricevono. La vicinanza del regno li dispensa dal preoccuparsi per il loro avvenire terrestre: la loro povertà ha un significato profetico, come anche la cura dei malati. Il segno che il regno di Dio è presente è il fatto che l’uomo è liberato dal peccato e dalle sue conseguenze. Questa liberazione è però lenta e richiede per essere attuata sofferenza, morte e pazienza. Non è una liberazione trionfale come la sognavano gli Ebrei del tempo di Gesù.

Non il successo ma la fedeltà a Cristo è essenziale
L’annuncio di salvezza cristiano è uno dei tanti segni presenti nel mondo contemporaneo. Ciascuno dei blocchi in cui è divisa l’umanità possiede la propria visione della storia e dispone di una potenza straordinaria di pubblicità e di propaganda per far conoscere agli «altri» la sua «buona novella» di salvezza.
La Chiesa invece si presenta a dare l’annuncio con mezzi poveri. Se lo fa sotto l’aspetto di «potenza», è rigettata dall’uomo moderno. Ma il suo messaggio, strettamente religioso, parla a una mentalità prevenuta. Gli uomini del nostro tempo considerano come un’alienazione il ricorso al Dio che salva. Della Chiesa accettano soltanto più un ideale morale di fraternità universale messo al servizio dell’uomo nel combattimento che sta conducendo per la giustizia e per la pace.
Questa situazione è motivo di turbamento per il cristiano consapevole che la Buona Novella della salvezza, acquisita in Gesù Cristo, non potrà mai ridursi ad un ideale morale di fraternità universale. Che fare allora? Mettere a tacere l’autentico Vangelo in attesa di giorni migliori? Non è possibile! Ma se non può tacere la Parola, dove, quando e come proclamarla oggi?
Quello che il Signore ci chiede è la fedeltà a lui, al suo messaggio e al suo stile d’annuncio. Non ci assicura il successo.

Uno spirito contrito è sacrificio a Dio
Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo   (Disc. 19, 2-3; CCL 41, 252-254)
Davide ha confessato: «Riconosco la mia colpa» (Sal 50, 5). Se io riconosco, tu dunque perdona. Non presumiamo affatto di essere perfetti e che la nostra vita sia senza peccato. Si adatta alla condotta quella lode che non dimentichi la necessità del perdono. Gli uomini privi di speranza, quanto meno badano ai propri peccati, tanto più si occupano di quelli altrui. Infatti cercano non che cosa correggere, ma che cosa biasimare. E siccome non possono scusare se stessi, sono pronti ad accusare gli altri. Non è questa la maniera di pregare e di implorare perdono da Dio, insegnataci dal salmista, quando ha esclamato: «Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi» (Sal 50, 5). Egli non stava a badare ai peccati altrui. Citava se stesso, non dimostrava tenerezza con se stesso, ma scavava e penetrava sempre più profondamente in se stesso. Non indulgeva verso se stesso, e quindi pregava sì che gli si perdonasse, ma senza presunzione.
Vuoi riconciliarti con Dio? Comprendi ciò che fai con te stesso, perché Dio si riconcili con te. Poni attenzione a quello che si legge nello stesso salmo: «Non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non lì accetti» (Sal 50, 18). Dunque resterai senza sacrificio? Non avrai nulla da offrire? Con nessuna offerta potrai placare Dio? Che cosa hai detto? «Non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti» (Sal 50, 18). Prosegui, ascolta e prega: «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi» (Sal 50, 19). Dopo aver rigettato ciò che offrivi, hai trovato che cosa offrire. Infatti presso gli antichi offrirvi vittime del gregge e venivano denominate sacrifici. «Non gradisci il sacrificio»: non accetti più quei sacrifici passati, però cerchi un sacrificio.
Dice il salmista: «Se offro olocausti, non li accetti». Perciò dal momento che non gradisci gli olocausti, rimarrai senza sacrificio? Non sia mai. «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi» (Sal 50, 19). Hai la materia per sacrificare. Non andare in cerca del gregge, non preparare imbarcazioni per recarti nelle più lontane regioni da dove portare profumi. Cerca nel tuo cuore ciò che è gradito a Dio. Bisogna spezzare minutamente il cuore. Temi che perisca perché frantumato? Sulla bocca del salmista tu trovi questa espressione: «Crea in me, o Dio, un cuore puro» (Sal 50, 12). Quindi deve essere distrutto il cuore impuro, perché sia creato quello puro.
Quando pecchiamo dobbiamo provare dispiacere di noi stessi, perché i peccati dispiacciono a Dio. E poiché constatiamo che non siamo senza peccato, almeno in questo cerchiamo di essere simili a Dio: nel dispiacerci di ciò che dispiace a Dio. In certo qual modo sei unito alla volontà di Dio, poiché dispiace a te ciò che il tuo Creatore odia.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  Is 66, 10-14
Io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace.

Dal libro del profeta Isaìa
Rallegratevi con Gerusalemme,
esultate per essa tutti voi che l’amate.
Sfavillate con essa di gioia
tutti voi che per essa eravate in lutto.
Così sarete allattati e vi sazierete
al seno delle sue consolazioni;
succhierete e vi delizierete
al petto della sua gloria.
Perché così dice il Signore:
«Ecco, io farò scorrere verso di essa,
come un fiume, la pace;
come un torrente in piena, la gloria delle genti.
Voi sarete allattati e portati in braccio,
e sulle ginocchia sarete accarezzati.
Come una madre consola un figlio,
così io vi consolerò;
a Gerusalemme sarete consolati.
Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore,
le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba.
La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi»

Salmo Responsoriale
  Dal Salmo 65
Acclamate Dio, voi tutti della terra.

Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!».

«A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.

Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.

Seconda Lettura
  Gal 6, 14-18
Porto le stigmate di Gesù nel mio corpo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.
Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio.
D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.

Canto al Vangelo 
  Col 3,15.16
Alleluia, alleluia.

La pace di Cristo regni nei vostri cuori;
la parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza.
Alleluia.

  
Vangelo
  Lc 10, 1-12. 17-20. forma breve Lc 10,1-9

La vostra pace scenderà su di lui.

Dal vangelo secondo Luca
[In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.] Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».