Messa quotidiana

Santa Messa 25-2-22

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BEATO SEBASTIANO DE APARICIO

Durante il secolo d’oro della sua spiritualità e della sua letteratura, la Spagna fu anche edificata da quattro santi fratelli laici appartenenti all’Ordine Francescano dei Frati Minori: San Pasquale Baylón (1540-1592), il Beato Andrea Hibernon (1534-1602), il Beato Giuliano di Sant’Agostino (1553-1606) ed il Beato Sebastiano dell’Apparizione (1502-1600). Quest’ultimo, commemorato in data odierna dal Martyrologium Romanum, spartì in realtà la sua lunga vita tra due continenti. Unile contadino della provincia spagnola della Galizia, proveniva da una povera famiglia e trascorse la sua fanciullezza pascolando greggi. All’età di quindici anni i suoi genitori preferirono mandarlo nella più prosperosa Castiglia al servizio di una vedova, che pare tentò di sedurlo. Sebastiano allora fuggì, trovando una nuova occupazione quale cameriere personale di un facoltoso gentiluomo di Salamanca. Tuttavia il suo cuore era a tal punto legato alla vita campestre, che l’anno seguente preferì tornare a casa per pascolare le pecore. Dopo otto anni di lavoro aveva già accumulato una cospicua fortuna, tanto da finanziare la dote delle sorelle. Sebbene le sue agiate condizioni finanziarie lo avessero reso un ottimo partito, Sebastiano abbandonò la prospettiva matrimoniale per salpare alla volta dell’America.
Giunse così in Messico e si stabilì a Puebla degli Angeli. Iniziò l’attività di bracciante agricolo, ma la sua spiccata imprenditorialità gli consentì di mettersi in proprio ed effettuare trasporti vari tra Zacatecas e Città del Messico. Notando la forte necessità di vie di comunicazione più agevoli, non esitò a provvedere personalmente alla loro realizzazione, arricchendosi così ulteriormente.Tra le principali strade da lui inaugurate si ricorda quella tra le due città suddette, tuttora attiva. Nonostante l’agiatezza raggiunta, Sebastiano preferì uno stila di vita austero, destinando piuttosto le proprie ricchezze ad opere di carità ed a prestiti senza interessi. La sua ottima reputazione crebbe sia tra gli ispanici che tra gli indigeni ed era cosa frequente che si ricorresse a lui per risolvere le più svariate controversie. Ritiratosi dagli affari nel 1552, Sebastiano comperò allora una tenuta agricola vicino a Città del Messico, ove si dedicò all’allevamento del bestiame.
All’età di ben sessant’anni pensò finalmente di sposarsi, ormai conscio di non rischiare di cedere alle tentazioni della carne. La prima moglie, una povera ragazza la cui famiglia lo aveva supplicato di sposarla, morì dopo breve tempo, e così avvenne anche con la seconda. Entrambi i matrimoni, con mutuo consenso, non vennero consumati.
A settantadue anni fu colpito da una grave malattia, ma ripresosi inaspettatamente, non gli restò che interpretare la sua guarigione come una grazia divina meritevole di essere contraccambiata. Donò allora tutti i suoi beni alle clarisse e, fattosi terziario francescano, entrò nel noviziato dei francescani osservanti di Città del Messico. Successivamente fu mandato a Tecali ed in un secondo momento a Puebla, ove era presente una grande comunità. Il fervore, l’umiltà e l’obbedienza, che lo animarono abitualmente nonostante la sua età ormai avanzata, furono esemplari per tutti i suoi confratelli. Visse così gli ultimi ventisei anni della sua vita peregrinando per le campagne su un carro trainato dai buoi e chiedendo l’elemosina. Similmente alle leggende sorte sul conto di San Francesco d’Assisi, anche il beato Sebastiano godette di poteri miracolosi nei confronti degli animali, che ubbidivano ad ogni suo minimo cenno. Si narra inoltre che gli angeli lo accompagnassero abitualmente nei suoi viaggi.
Morì quasi centenario il 25 febbraio 1600, compianto dall’affetto generale. La fama di santità da cui era circondato, portò alla sua beatificazione il 17 maggio 1789 da parte del pontefice Pio VI. Il corpo del Beato Sebastiano dell’Apparizione è ancora oggi conservato in una tomba di vetro, adiacente alla chiesa francescana di Puebla.


Autore: 
Fabio Arduino

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura
   Gc 5, 9-12
Ecco, il giudice è alle porte.

Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Prendete, o fratelli, a modello di sopportazione e di pazienza i profeti che parlano nel nome del Signore.
Ecco, noi chiamiamo beati quelli che hanno sopportato con pazienza. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione.
Soprattutto, fratelli miei, non giurate, né per il cielo, né per la terra, né per qualsiasi altra cosa; ma il vostro «sì» sia sì, e il vostro «no» no, per non incorrere nella condanna.

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 102
Beati i misericordiosi: troveranno misericordia.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
salva dalla fossa la tua vita,
ti corona di grazia e di misericordia.

Buono e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Egli non continua a contestare
e non conserva per sempre il suo sdegno.

Come il cielo è alto sulla terra,
così è grande la sua misericordia su quanti lo temono;
come dista l’oriente dall’occidente,
così allontana da noi le nostre colpe.

Canto al Vangelo   Cf 1 Pt 1,22-23 
Alleluia, alleluia.

Amatevi intensamente, di vero cuore,
poiché siete stati rigenerati non da un seme corruttibile,
ma immortale: dalla parola del Dio vivente.
Alleluia.

Vangelo   Mc 10, 1-12
L’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo Gesù, partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l’ammaestrava, come era solito fare. E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «E’ lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?». Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla».  Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non sepàri ciò che Dio ha congiunto».
Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adultèrio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adultèrio».