Messa quotidiana

Santa Messa 27-11-21

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SAN FRANCESCO ANTONIO FASANI

Nacque a Lucera, antica cittĂ  della Daunia nelle Puglie, il 6 agosto 1681, da umili e modesti lavoratori, Giuseppe e Isabella Della Monaca. Battezzato con i nomi di Donato Antonio Giovanni, fu chiamato familiarmente Giovanniello.
Entrò giovinetto nell’Ordine di s. Francesco, tra i Minori Conventuali del convento di Lucera e vi rifulse per innocenza di vita, spirito di penitenza e povertĂ , ardore serafico e zelo apostolico, sì da sembrare un “s. Francesco redivivo”.
Compiuto il noviziato a Monte S. Angelo sul Gargano ed emessavi la professione il 23 agosto 1696, fu mandato, nel 1703, a completare la sua formazione nel sacro convento di Assisi dove ebbe come direttore spirituale il servo di Dio Giuseppe A. Marcheselli, e fu ordinato sacerdote l’ll settembre 1705.
Passato a Roma nel collegio di S. Bonaventura, vi fu creato maestro in teologia, per cui, in seguito, sarĂ  da tutti chiamato a Lucera “Padre Maestro”. Ritornato ad Assisi, vi rimase dedicandosi alla predicazione nelle campagne fino al 1707, quando rientrerĂ  definitivamentc a Lucera.
Dalla scuola, dal pulpito e dal confessionale esplicò un intenso e fecondo apostolato, percorrendo tutti i paesi della Capitanata e localitĂ  limitrofe, sì da meritarsi l’appellativo di apostolo della sua terra. “Profondo in filosofia e dotto in teologia”, come attesta il ven. Antonio Lucci, suo confratello e vescovo di Bovino, fu dapprima lettore e reggente di studi nel collegio filosofico di Lucera, e poi guardiano del convento e maestro dei novizi, modello ai confratelli di osservanza regolare, per cui fu nominato nel 1721, con speciale Breve di Clemente XI, ministro provinciale della provincia religiosa conventuale di S. Angelo, che in quel tempo si estendeva dalla Capitanata al Molise.
Scrisse alcune operette predicabili, tra cui un Quaresimale, un Mariale, una esposizione al Pater e al Magnificat, e vari Sermoni, alcuni in lingua latina. Suo principale intendimento nel predicare era quello di “farsi capire da tutti”, come nella sua modestia era solito dire, e la sua catechesi, tipicamente francescana, era rivolta di preferenza all’umile popolo verso cui sentivasi particolarmente attratto. Inesauribile fu la sua caritĂ  verso i poveri e sofferenti; fra le varie iniziative, promosse la simpatica usanza di raccogliere e distribuire pacchi-dono ai poveri in occasione del S. Natale. Ma il suo zelo e la sua caritĂ  sacerdotale rifulsero in modo singolarissimo nell’assistenza ai carcerati e ai condannati che accompagnava personalmente fino al luogo del supplizio per confortarne gli estremi momenti, precorrendo in ciò l’ammirabile esempio di caritĂ  di s. Giuseppe Cafasso. Fece restaurare decorosamente il bel tempio di S. Francesco in Lucera, centro per quasi trentacinque anni continui della sua indefessa attivitĂ  sacerdotale. Fu devotissimo dell’Immacolata Concezione, e alle anime che egli dirigeva era solito inculcare gli atti di ossequio alla Madonna e la meditazione delle sue virtĂą. Anche oggi è oggetto di particolare venerazione nella chiesa di S. Francesco la bella statua dell’Immacolata, che il beato fece venire da Napoli, ed il popolo canta tuttora la canzone mariana da lui composta.
Morì a Lucera il 29 novembre 1742, il primo giorno della novena dell’immacolata ed il suo corpo è venerato nella chiesa di S.Francesco. Fu beatificato da Pio XII il 15 aprile 1951.


Autore:
Gaetano Stano

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  Dn 7, 15-27
Il regno e il potere saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo.

Dal libro del profeta Danièle
Io, Daniele, mi sentii agitato nell’animo, tanto le visioni della mia mente mi avevano turbato; mi accostai a uno dei vicini e gli domandai il vero significato di tutte queste cose ed egli me ne diede questa spiegazione: «Le quattro grandi bestie rappresentano quattro re, che sorgeranno dalla terra; ma i santi dell’Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno per sempre, in eterno».
Volli poi sapere la verità intorno alla quarta bestia, che era diversa da tutte le altre e molto spaventosa, che aveva denti di ferro e artigli di bronzo, che divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava, e anche intorno alle dieci corna che aveva sulla testa e intorno a quell’ultimo corno che era spuntato e davanti al quale erano cadute tre corna e del perché quel corno aveva occhi e una bocca che proferiva parole arroganti e appariva maggiore delle altre corna.
Io intanto stavo guardando e quel corno muoveva guerra ai santi e li vinceva, finché venne il vegliardo e fu resa giustizia ai santi dell’Altissimo e giunse il tempo in cui i santi dovevano possedere il regno.
Egli dunque mi disse: «La quarta bestia significa che ci sarà sulla terra un quarto regno diverso da tutti gli altri e divorerà tutta la terra, la schiaccerà e la stritolerà.
Le dieci corna significano che dieci re sorgeranno da quel regno e dopo di loro ne seguirà un altro, diverso dai precedenti: abbatterà tre re e proferirà parole contro l’Altissimo e insulterà i santi dell’Altissimo; penserà di mutare i tempi e la legge. I santi gli saranno dati in mano per un tempo, tempi e metà di un tempo.
Si terrà poi il giudizio e gli sarà tolto il potere, quindi verrà sterminato e distrutto completamente. Allora il regno, il potere e la grandezza dei regni che sono sotto il cielo saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo, il cui regno sarà eterno e tutti gli imperi lo serviranno e gli obbediranno».

Salmo Responsoriale
        Dn 3,82-87
A lui la lode e la gloria nei secoli.

Benedite, figli dell’uomo, il Signore.
Benedite, figli d’Israele, il Signore.

Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore.
Benedite, servi del Signore, il Signore.

Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore.
Benedite, santi e umili di cuore, il Signore.

Canto al Vangelo
   Lc 21,36
Alleluia, alleluia.

Vegliate in ogni momento pregando,
perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo.
Alleluia.

Vangelo   Lc 21, 34-36
Vegliate, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, GesĂą disse ai suoi discepoli:
«State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».