Santa Messa 23-8-21
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SANTA ROSA DA LIMA
Il mese di Maggio è tradizionalmente consacrato all’impegno di rendere particolari omaggi alla Madre divina. Gli omaggi possono essere di infinite qualità e ogni santo, a suo modo, ne insegna di personali e unici. Il proposito di incrementare la preghiera mariana del Rosario, il rinnovato impegno a vincere un difetto predominante del proprio carattere, la rinuncia a qualche diletto lecito, le opere di carità e qualsiasi altra cosa purché fatta in onore della Santa Vergine.
Una santa che sembra compendiare tutte le pratiche di devozione alla Madonna è proprio santa Rosa da Lima, la quale, unendo la preghiera e la penitenza, diviene un valido modello per chi, a misura della propria generosità , vuol fare del mese di Maggio un attestato d’amore a Maria Santissima.
La Santa peruviana, in questo, era “smisurata”. Un giorno ad esempio ebbe l’idea di confezionare un abito alla Madonna: «Le farò – diceva – un gonna con 600 Ave Maria, altrettante Salve Regina e quindici giorni di digiuno, a ricordo della pura gioia cagionatale dall’Annunciazione. Comporrò il manto con identico numero di Ave Maria e di Salve Regina, aggiungendovi quindici Rosari e quindici giorni di digiuno in memoria della sua visita a santa Elisabetta…», e con altre preghiere e sacrifici confezionò le frange e gli ornamenti del manto, il velo e una collana. Tutto ciò era massimamente gradito alla Madonna che ricambiò il suo zelo in modo singolare.
Rosa di Santa Maria
Il nome di battesimo della Santa non è quello con cui è universalmente venerata. Nata il 20 aprile 1586 a Lima, i genitori Gaspare Flores e Maria Oliva al fonte battesimale le imposero il nome di Isabel Flores. Non così il Cielo. Successe infatti che un giorno mentre la bimba di appena tre mesi dormiva nella sua culla, i passanti videro il suo volto divenire simile a una rosa sbocciata. Da allora la madre non volle chiamarla con altro nome che quello di Rosa. Alcuni anni dopo, però, mentre la fanciulla protestava davanti alla statua della Madonna del Rosario: «Perché mai io sola fra tutti non porto il nome impostomi nel Battesimo? E quello che porto, non mi viene forse dato per impulso di vanità ?», la Madonna le apparve rassicurandola: «Il mio divin Figlio approva il nome di Rosa, ma vuole che vi aggiunga il mio. Perciò d’ora innanzi ti chiamerai Rosa di Santa Maria». Dunque non Isabel, né Rosa, ma Rosa di Santa Maria si doveva chiamare colei che avrebbe fatto della sua esistenza un dono alla Vergine.
Sempre vergine
Una volta che la giovane Rosa aveva portato un mazzo di fiori a Gesù, il Signore le apparve e tra tutti ne prese uno dicendole: «Rosa, tu sei questo fiore. Io lo prendo per me». Ecco l’aspirazione di tutta la sua vita: lasciare il mondo di cui aveva compreso la vanità ed essere solo di Cristo. All’età di 5 anni aveva già emesso il voto di perpetua verginità – ciò la rende ancor più simile alla Semprevergine, anch’Ella entrata nel tempio alla verdissima età di 3 anni –, tuttavia il desiderio di consacrazione divenne via via più esigente spingendola a chiedere di entrare tra le Clarisse di Lima.
Venne il giorno tanto atteso in cui lasciò la casa paterna, accompagnata dal fratello Ferdinando, ma successe un fatto imprevisto. Durante il tragitto, passando dinanzi alla chiesa di San Domenico, pregò il fratello di poter entrare a visitare per l’ultima volta la Madonna del Rosario. Entrata che fu, s’inginocchiò e si mise in preghiera. Il fratello, che aveva fretta, cominciò a richiamarla, dicendole che in monastero il tempo per pregare non le sarebbe certo mancato, ma la Santa, nonostante i ripetuti tentativi, non poteva alzarsi da lì, come trattenuta da una forza sovraumana. Comprese allora che la destinazione scelta non era quella designata da Dio e promise alla Vergine che se le avesse ridato la libertà di alzarsi, avrebbe senz’altro aspettato di conoscere i Sacri Voleri. La Madonna acconsentì sorridendo e non tardò a manifestare a Rosa la divina Volontà . Il giorno 10 agosto 1606, in quella stessa cappella della Madonna del Rosario, la giovane ventenne vestiva l’abito del Terz’Ordine Domenicano.
“Sicut lilium inter spinas”
Non può esservi espressione più adatta a evocare l’identità spirituale di questa Santa, del famoso versetto del Cantico dei cantici: come giglio fra le spine. La vergine peruviana infatti è passata alla storia dell’agiografia come una Santa penitente del calibro di Santa Maria Maddalena.
Crescendo, non solo aveva allontanato da sé ogni vanità nella cura del corpo e delle vesti ma, convinta che “Amore con amor si paga”, volle dare al Signore un ricambio d’amore quanto più simile al Suo. Da qui la proporzione gigantesca e quasi spaventosa della sua penitenza.
Il suo programma giornaliero di vita ha cifre sorprendenti: 12 ore di preghiera, 10 ore di lavoro manuale e 2 sole di riposo. Di notte, per poter pregare senza essere vinta dal sonno, si teneva sospesa ai chiodi di una croce un po’ più alta di lei e appoggiata al muro. Tra le altre preghiere, durante questo tempo recitava, con particolare devozione, le Litanie lauretane in onore della Madonna. Fu il suo direttore spirituale a moderare il fervore della Santa, imponendole maggior tempo per il riposo. La mattina dopo un sonno così scarso e scomodo, la natura faticava a svegliarsi. La Santa ricorse come di consueto all’aiuto della Madre divina pregandola a svegliarla all’ora stabilita. La Madonna si assunse l’incarico, svegliandola ogni giorno delicatamente. Una mattina al richiamo della Madonna che come al solito le diceva: «Levati, figlia, ecco l’ora della preghiera», la Santa rispose: «Cara Madre, io mi levo, mi levo», ma il sonno la colse nuovamente. La Santissima Vergine allora le si avvicinò di nuovo, la toccò e le disse: «Levati, o figlia, è la seconda volta che ti chiamo». La Santa questa volta aprì immediatamente gli occhi, ed ebbe appena il tempo di vedere il volto soave della Madonna.
Basterebbe questo episodio per comprendere quale intimità univa Madre e figlia, e la sua vita è tutta intessuta di tali preziosi episodi. Un altro giorno, per esempio, mentre la Santa pregava nella chiesa di San Domenico, improvvisamente si ricordò di aver lasciato su qualche mobile della camera uno strumento di penitenza. Turbata perché qualcuno l’avrebbe potuto vedere, pregò la Madonna che lo nascondesse. Detto fatto: quando tornò a casa lo trovò rinchiuso in un ripostiglio, messovi dall’Angelo Custode per ordine di Maria Santissima.
L’ultimo sorriso
Consumata dalla penitenza, offerta per la salvezza dei peccatori e la conversione delle popolazioni indigene, si avvicinò per lei piuttosto presto il tempo di passare da questa all’altra vita. Quel che temeva non era una vita breve, ma unicamente una vita vuota d’amore, fu per questo che al sentore della fine imminente, pur avendo solo 31 anni, non potĂ© che rallegrarsi, realizzando di aver dato veramente tutto al Suo Signore. Ma prima avrebbe dovuto soffrire ancora molto. Durante la sua agonia ebbe a esclamare: «So bene di meritare ciò che soffro; ma non avrei mai creduto che tanti mali potessero riversarsi su un corpo umano e diramarsi così in tutte le membra… Nondimeno si compia in ciò, come in tutto il resto, la divina Volontà ».
Qualche giorno prima di morire le fu dato il Santo Viatico e l’Estrema Unzione, e fu rapita in un’estasi d’amore. Morì solo dopo aver rinnovato i suoi voti religiosi, ripetendo più volte: «Gesù, sii con me!». Era la notte del 23 agosto 1617.
Dopo la morte, quando il suo corpo, accerchiato da ogni parte da gente esultante di devozione, fu trasportato nella Cappella del Rosario, la Madonna da quella statua dinanzi alla quale la Santa tante volte aveva pregato le sorrise ancora, per l’ultima volta. La folla presente gridò al miracolo.
Quel sorriso è il segno del più bel compiacimento che la Madre divina volle mostrare per una vita spesa interamente in una eroicità d’amore con pochi eguali.
Autore: Rito Cascioli
Fonte: Il Settimanale di Padre Pio
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura   1 Ts 1,2-5.8-10
Vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per attendere il suo Figlio che egli ha risuscitato.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.
Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro.
Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione: ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
La vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.
Salmo Responsoriale   Dal Salmo 149
Il Signore ama il suo popolo.
Cantate al Signore un canto nuovo;
la sua lode nell’assemblea dei fedeli.
Gioisca Israele nel suo creatore,
esultino nel loro re i figli di Sion.
Lodino il suo nome con danze,
con tamburelli e cetre gli cantino inni.
Il Signore ama il suo popolo,
incorona i poveri di vittoria.
Esultino i fedeli nella gloria,
facciano festa sui loro giacigli.
Le lodi di Dio sulla loro bocca:
questo è un onore per tutti i suoi fedeli.
Canto al Vangelo Gv 10,27Â
Alleluia, alleluia.
Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.
Alleluia.
Vangelo  Mt 23, 13-22
Guai a voi, guide cieche.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».