Santa Messa 7-8-20
BEATI AGATANGELO DE VINDOCINO (FRANCESCO) NOURRY E CASSIANO DA NANTES (GUNDISALVO) VAZ LOPEZ-NETTO
Sacerdoti cappuccini, martiri
†Gondar, Etiopia, 7 agosto 1638
Con l’obbiettivo di avvicinare a Roma la chiesa copta, Agatangelo e Cassiano studiarono la lingua gheez e instaurarono buoni rapporti col patriarca Matteo III che permise loro di celebrare nelle chiese del posto. Nel 1636 Agatangelo e un altro frate andarono nel celebre convento di Der Antonio, nella Bassa Tebaide, conquistando il rispetto dei monaci. A una restrizione della Congregazione di Propaganda Fide circa la celebrazione delle Messe nelle chiese locali non cattoliche, Agatangelo scrisse a Roma e ottenne il permesso di proseguire, vedendo in questo un modo di avvicinare le due confessioni religiose. Nel 1637 si riunì un sinodo del patriarcato copto per discutere sulle intese con la Chiesa cattolica, ma molti dissentirono a causa della cattiva condotta di alcuni cristiani locali. Agatangelo scrisse a Roma chiedendo che i responsabili venissero scomunicati. Matteo III decise comunque la nomina di un nuovo arcivescovo per l’Abissinia (Etiopia) che sarebbe stato accompagnato dai cappuccini e da un luterano di Lubecca, le cui malvagie intenzioni si manifesteranno in seguito. I due frati vollero prima visitare la Palestina e i luoghi di Gesù. Quindi, con l’aiuto di un mercante veneziano, attraversarono il deserto della Nubia diretti alle coste del Mar Rosso. Correva l’anno 1638.
Lo scontro con la gerarchia ecclesiastica locale fu violento quanto inatteso. Giunti sull’altopiano eritreo Agatangelo e Cassiano furono imprigionati proprio dal neo arcivescovo e dal luterano. Non c’era nessuno a difenderli. Il 5 agosto, incatenati agli animali che trasportavano i propri carcerieri, sotto un sole cocente, furono condotti a Gondar. Il luterano li coprì di calunnie di fronte al Re (Negus) Basilides. Il primate locale non li ricevette accusandoli di proselitismo. Per aver salva la vita avrebbero dovuto abiurare ma, impavidi, i due cappuccini difesero il proprio credo e Cassiano, che conosceva l’amarico, rinnovò la professione di fede. Furono condannati all’impiccagione. Ironia della sorte, mancando le corde i due frati, ormai pronti al premio eterno, offrirono allo scopo i loro cingoli e davanti ad una folla inferocita furono giustiziati. Ci fu poi la lapidazione e i loro corpi vennero coperti da un cumulo di pietre. Un’autorevole personaggio abissino, di fronte a tanto coraggio, si fece cattolico. Quella notte, sopra quel cumulo si vide una grande colonna di luce.
La notizia dell’assassinio dei due cappuccini giunse in Europa, ma soprattutto il loro eroico esempio rimase vivo nelle popolazioni locali. I tentativi, nei secoli successivi, dei missionari di avvicinare i cristiani di quelle terre al cattolicesimo fallirono. Solo nell’Ottocento sorsero alcune chiese uniate grazie all’influenza italiana. Nel 1889 Papa Leone XIII aprì una prefettura apostolica, qualche anno dopo la fondazione della colonia italiana.
La causa di beatificazione di Agatangelo e Cassiano ebbe esito positivo solo grazie all’impegno del Cardinale Guglielmo Massaia (1809-1889), missionario in Etiopia per trentacinque anni. Il frate piemontese ritrovò le tombe, raccolse i documenti e le ancora numerose cronache trasmesse oralmente sul sacrificio dei due missionari francesi che furono quindi beatificati da S. Pio X il 1° gennaio 1905.
Autore: Daniele Bolognini
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Na 1,15; 2,2; 3,1-3.6-7
Guai alla cittĂ sanguinaria!
Dal libro del profeta Nahum
Ecco sui monti i passi d’un messaggero, un araldo di pace!
Celebra le tue feste, Giuda, sciogli i tuoi voti,
poiché non ti attraverserà più il malvagio:
egli è del tutto annientato.
Contro di te avanza un distruttore:
montare la guardia alla fortezza, sorvegliare le vie, cingerti i fianchi, raccogliere tutte le forze.
Guai alla cittĂ sanguinaria, piena di menzogne, colma di rapine,
che non cessa di depredare!
Sibilo di frusta, fracasso di ruote,
scalpitio di cavalli, cigolio di carri,
cavalieri incalzanti, lampeggiare di spade,
scintillare di lance, feriti in quantitĂ ,
cumuli di morti, cadaveri senza fine, s’inciampa nei cadaveri.
Ti getterò addosso immondezze,
ti svergognerò, ti esporrò al ludibrio.
Allora chiunque ti vedrĂ , fuggirĂ da te
e dirà : «Nìnive è distrutta!». Chi la compiangerà ?
Dove cercherò chi la consĂłli?  Â
Salmo Responsoriale  Dt 32,35-41
Salvaci, Signore, e donaci la vita.
Vicino è il giorno della loro rovina dei nemici
e il loro destino si affretta a venire.
Perché il Signore farà giustizia al suo popolo
e dei suoi servi avrĂ compassione.
Ora vedete che io, io lo sono
e nessun altro è dio accanto a me.
Sono io che dò la morte e faccio vivere;
io percuoto e io guarisco.
Quando avrò affilato la folgore della mia spada
e la mia mano inizierĂ il giudizio,
farò vendetta dei miei avversari,
ripagherò i miei nemici. Â
Canto al Vangelo  Fil 1,29
Alleluia, alleluia.
A voi è stata data la grazia non solo di credere in Cristo,
ma anche di soffrire per lui.
Alleluia.
Vangelo  Mt 16, 24-28
Che cosa l’uomo potrĂ dare in cambio della propria anima?
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà ; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà .
Qual vantaggio infatti avrĂ l’uomo se guadagnerĂ il mondo intero, e poi perderĂ la propria anima? O che cosa l’uomo potrĂ dare in cambio della propria anima? PoichĂ© il Figlio dell’uomo verrĂ nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderĂ a ciascuno secondo le sue azioni.
In veritĂ vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finchĂ© non vedranno il Figlio dell’uomo venire nel suo regno».Â