Messa quotidiana

Santa Messa 24-4-20

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San Fedele da Sigmaringen (Mark Roy)

Sacerdote cappuccino, martire

Al fonte battesimale, nel 1578, lo chiamano Mark. Appartiene ad una famiglia molto in vista di Sigmaringen in Germania, i Reyd o Roy, e suo padre, borgomastro della città, riconoscendo in lui il più dotato dei suoi figli, lo fa studiare volentieri.
Interrompe gli studi nel 1604, perché il conte di Statzingen gli affida alcuni giovani nobili (tra cui i suoi figli), perchè li educhi e li istruisca e con questo gruppetto inaugura un’originale scuola itinerante, girando l’Italia, la Spagna e la Francia.
Rientrato in patria sei anni dopo, riprende gli studi e in un anno si laurea in giurisprudenza. Inizia a fare l’avvocato, guadagnandosi ben presto il titolo di “avvocato dei poveri”, perché ha preso l’abitudine di difendere gratuitamente i diseredati per far rispettare i loro diritti.
Proprio quando la sua popolarità è al culmine e la sua carriera va a gonfie vele, stupisce tutti chiedendo, a trentaquattro anni, di essere ordinato sacerdote. Non solo: dopo l’ordinazione vuole entrare a Friburgo tra i Cappuccini, che godevano fama di Ordine severo in cui riviveva il primitivo spirito francescano. Qui gli assegnano il nuovo nome di Fedele. I Superiori non tardano ad accorgersi delle sue qualità: lo mandano per quattro anni a studiare teologia e lo vogliono Guardiano (superiore) di vari conventi.
Padre Fedele eccelle, però, in modo particolare nella predicazione, che ottiene frutti prodigiosi di conversioni e di riappacificazioni in un periodo particolarmente burrascoso sia per la vita civile che religiosa della Svizzera. La sua predicazione si caratterizza per discorsi semplici, incisivi e convincenti; si fa comprendere da letterati e illetterati, dagli studiosi e dai contadini; conquista perché accompagnata da un inconfondibile stile di santità di vita.
In quegli anni la Svizzera vive il contrasto tra cattolici e calvinisti, che si trasforma in lotta politica contro l’imperatore d’Austria che sostiene i cattolici. Padre Fedele cerca di rasserenare l’ambiente ma non può fare a meno di combattere l’eresia e di invitare al ritorno alla fede dei padri; i calvinisti, da parte loro, lo sentono come il loro più acerrimo nemico, soprattutto da quando dopo la sua predicazione il conte di Salis si è convertito al cattolicesimo e il governatore dei Grigioni ha promulgato un editto a favore dei cattolici.
Padre Fedele sa di avere i giorni contati, lo scrive e ne parla apertamente, ma non si sogna di cambiare il suo stile di vita o di ammorbidire la sua predicazione: fedele fino alla fine come il nome, e soprattutto la sua fede, gli impone.
Così il 24 aprile 1622 accetta l’invito dei calvinisti di andare a predicare a Seewis, sapendo i rischi cui va incontro: una predica quasi ispirata, sconvolgente e incisiva, interrotta solo da qualche tafferuglio, in chiesa e sul sagrato. Uscito di chiesa per sedare il tumulto, viene circondato da venticinque uomini armati, che lo colpiscono e lo finiscono lì, davanti alla chiesa, mentre egli confessa apertamente la sua fede e li invita alla conversione.
Gli riservano una fine atroce, sperando di tappargli definitivamente la bocca, ma il suo martirio per l’unità dei cattolici ottiene una più veloce rappacificazione dei contendenti e il ritorno alla fede di numerosi eretici.
Padre Fedele da Sigmaringen è stato beatificato il 24 marzo 1729 da papa Benedetto XIII (per il quale è in corso la causa di beatificazione e canonizzazione), diventando il primo martire cappuccino. La sua memoria liturgica è stata fissata al giorno anniversario del suo martirio. È poi stato canonizzato da papa Benedetto XIV il 29 giugno 1746.

Autore: Gianpiero Pettiti

 

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura   At 5, 34-42
Gli apostoli se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, si alzò nel sinedrio un fariseo, di nome Gamalièle, dottore della Legge, stimato da tutto il popolo. Diede ordine di far uscire [gli apostoli] per un momento e disse: «Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare a questi uomini. Tempo fa sorse Tèuda, infatti, che pretendeva di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quelli che si erano lasciati persuadére da lui furono dissolti e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse gente a seguirlo, ma anche lui finì male, e quelli che si erano lasciati persuadére da lui si dispersero. Ora perciò io vi dico: non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questo piano o quest’opera fosse di origine umana, verrebbe distrutta; ma, se viene da Dio, non riuscirete a distruggerli. Non vi accada di trovarvi addirittura a combattere contro Dio!».
Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero flagellare e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.
E ogni giorno, nel tempio e nelle case, non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo.

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 26
Una cosa ho chiesto al Signore: abitare nella sua casa.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Canto al Vangelo    Mt 4,4
Alleluia, alleluia.
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Alleluia.

Vangelo   Gv 6, 1-15
Gesù distribuì i pani a quelli che erano seduti, quanto ne vollero.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.

Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.