Santa Messa 20-9-19
Madre Addolorata per le piaghe di Padre Pio ottienici il perdono del Signore
Esigenze e servizi militari avevano quasi svuotato i conventi della provincia cappuccina di Foggia. In quello di S. Giovanni Rotondo erano rimasti a vivere tre frati: il superiore padre Paolino da Casacalenda, Padre Pio da Pietrelcina malato di spagnola, fra Nicola da Roccabascerana cercatore. Giunse il 20 settembre 1918. Ancora quarantaquattro giorni e la grande guerra si sarebbe conclusa, ponendo fine a tanto spargimento di sangue.
La mattina di quel 20 settembre, il convento era più deserto del solito, addirittura svuotato: il superiore era a S. Marco in Lamis, per preparare la festa di S. Matteo apostolo; fra Nicola, il cercatore, era fuori per il suo giro con le bisacce. Restava solo Padre Pio, il quale, a messa finita, mentre i suoi collegiali stavano nel cortile per ricrearsi, sostava nel coro, solo, in preghiera. Poteva essere preghiera di suffragio per le vittime della guerra e della spagnola. Poteva essere offerta di vittima per la fine dell’una e dell’altra. Lo lasciano supporre la sua sensibilità alle sofferenze umane e la sua disponibilità generosa a pagare lui per altri.
La chiesa deserta, in quel paesaggio montano già deserto, conciliava maggiore intensità alla preghiera. Il Padre, inginocchiato nel coro sopraelevato alla porta d’ingresso della chiesa, occupava il posto riservato al vice superiore, lo stallo verso il centro, a sinistra, in terza e ultima fila. Aveva dinanzi a sé un crocifisso, issato sulla balaustrata del coro ristretto, dal quale si vede la cappella maggiore del presbiterio.
Quel crocifisso – Cristo e croce – è di legno di cipresso. L’ignoto scultore del ’600, poco badando alle proporzioni anatomiche, riuscì a dare al Cristo morente un’espressione dolorosa, benché cruda. L’accentuata colorazione del sangue, che cola dalle numerose ferite, impressiona chi l’osserva. Il Cristo, dagli occhi aperti, appare dolorante, tormentato,
con il corpo in movimento nel tentativo di cercare una posizione meno dolorosa.
Al sangue spremuto dalla grande guerra, al pianto di chi muore e di chi sopravvive alla spagnola, al sangue grondante da questo crocifisso di legno s’aggiunse altro sangue: sangue vivo, sangue caldo. Nessuno fu spettatore del fatto. Padre Pio era solo. È solo lui che può dire.
Lo disse, con rigore documentario di cronaca, a padre Benedetto, suo direttore spirituale, a distanza di trentadue giorni, con lettera del 22 ottobre 1918, perché da lui richiesto di dire «per filo e per segno tutto e per santa obbedienza».
«Era la mattina del 20 dello scorso mese in coro, dopo la celebrazione della santa messa, allorché venni sorpreso dal riposo, simile ad un dolce sonno. Tutti i sensi interni ed esterni, non che le stesse facoltà dell’anima si trovarono in una quiete indescrivibile. In tutto questo vi fu totale silenzio intorno a me e dentro di me; vi subentrò subito una gran pace ed abbandono alla completa privazione del tutto e una posa nella stessa rovina. Tutto questo avvenne in un baleno». ... «E mentre tutto questo si andava operando, mi vidi dinanzi un misterioso personaggio, simile a quello visto la sera del 5 agosto, che differenziava in questo solamente che aveva le mani ed i piedi ed il costato che grondava sangue». …«La sua vista mi atterrisce; ciò che sentivo in quell’istante in me non saprei dirvelo. Mi sentivo morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore, il quale me lo sentivo sbalzare dal petto».
L’informatore prosegue a descrivere gli effetti della dolorosa visione: «La vista del personaggio si ritira ed io mi avvidi che mani, piedi e costato erano traforati e grondavano sangue. Immaginate lo strazio che esperimentai allora».
Quel 20 settembre era di venerdì, il giorno in cui Gesù venne crocifisso. Tutto si svolse dalle ore 9 alle 10. Poco dopo il fatto, richiesto dal compaesano don Giuseppe Orlando, lo stimmatizzato narrò: «Ero nel coro a farmi il ringraziamento della messa e mi sentii pian piano elevarmi ad una soavità sempre crescente che mi faceva godere nel pregare, anzi più pregavo e più questo godimento aumentava. Ad un tratto una grande luce colpì i miei occhi ed in mezzo a tanta luce mi apparve il Cristo piagato. Nulla mi disse, scomparve. Quando mi rinvenni, mi trovai a terra piagato. Le mani, i piedi, il cuore sanguinavano e doloravano da farmi perdere ogni forza per alzarmi. Carponi mi trascinai dal coro alla cella, attraversando tutto il lungo corridoio. I padri erano tutti fuori del convento, mi misi a letto e pregai per rivedere Gesù, ma poi rientrai in me stesso, rimirai le piaghe e piansi,sciogliendo inni di ringraziamento e di preghiere».
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura 1 Tm 6, 2c-12
Tu, uomo di Dio, tendi alla giustizia.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Figlio mio, questo devi insegnare e raccomandare. Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina conforme alla vera religiosità, è accecato dall’orgoglio, non comprende nulla ed è un maniaco di questioni oziose e discussioni inutili. Da ciò nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la religione come fonte di guadagno.
Certo, la religione è un grande guadagno, purché sappiamo accontentarci! Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via. Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, accontentiamoci. Quelli invece che vogliono arricchirsi, cadono nella tentazione, nell’inganno di molti desideri insensati e dannosi, che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione. L’avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti.
Ma tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
Salmo ResponsorialeDal Salmo 48
Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Perché dovrò temere nei giorni del male,
quando mi circonda la malizia
di quelli che mi fanno inciampare?
Essi confidano nella loro forza,
si vantano della loro grande ricchezza.
Certo, l’uomo non può riscattare se stesso
né pagare a Dio il proprio prezzo.
Troppo caro sarebbe il riscatto di una vita:
non sarà mai sufficiente
per vivere senza fine
e non vedere la fossa.
Non temere se un uomo arricchisce,
se aumenta la gloria della sua casa.
Quando muore, infatti, con sé non porta nulla
né scende con lui la sua gloria.
Anche se da vivo benediceva se stesso:
«Si congratuleranno, perché ti è andata bene»,
andrà con la generazione dei suoi padri,
che non vedranno mai più la luce.
Canto al Vangelo Cf Mt 11,25
Alleluia, alleluia.
Ti rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
Alleluia.
Vangelo Lc 8,1-3
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che li servivano con i loro beni.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.