Testimone

Onomastico di ferro

Il 5 maggio 1963 fu per Padre Pio l’onomastico di
ferro.
È il dopo Maccari.
Il sindaco Morcaldi, naturale portavoce del popolo,
chiese al Superiore se il Padre poteva celebrare la Messa
alle sette del mattino e fare la benedizione eucaristica nel
pomeriggio.
Gli fu risposto di no.
Tuttavia ci fu l’accordo col Superiore, che le autorità,
Sindaco e consiglieri, sarebbero venuti a salutare Padre
Pio alle ore nove, poiché ogni anno nel giorno dell’onomastico
andavano ufficialmente a dare gli auguri al Padre.
Giunsero puntuali, ma dietro di loro c’era la folla.
Il Superiore protestò.
Il Sindaco venne avanti per baciare la mano al Padre,
che non sapeva nulla dell’accordo.
Il Superiore con una spinta alle spalle costrinse Padre
Pio ad entrare in una cella e lo chiuse dentro a chiave,
fino a quando autorità e popolo si allontanarono.
Il Superiore disse: “Padre Pio, non ve la prendete
con me”.
In quei giorni fece appendere in chiesa, in sacrestia
e nel chiostro cartelli nei quali era scritto che nessuno poteva
avvicinare Padre Pio o parlare con lui al di fuori del
confessionale.
Il Superiore era sempre alle spalle di Padre Pio e
quando il Padre si fermava un attimo per rispondere, c’era
lo spintone e la voce di rimprovero: “Avanti, presto; quante
volte devo ripetere che non vi dovete fermare!”.
Al Padre, ormai vecchio e malato, tolse l’accompagnamento
di un confratello.
Vietò ai religiosi di baciargli le mani e di aiutarlo a
salire le scale. Proibì al Padre di piangere durante la Messa
e di recarsi a far visita ai suoi infermi nella Casa Sollievo.
Padre Pio obbediva in tutto.
Ogni divieto era per lui sacrosanto dovere.
Ripeteva che la Madre Chiesa era il suo rifugio.
Esortava alla pazienza e all’umile obbedienza confratelli
e figli spirituali.
“Dove cadono le lacrime fioriscono le grazie”, disse
a qualcuno. La più piccola protesta da parte di chiunque
sarebbe stata più dolorosa di qualunque divieto.
“L’assurdo non è l’obbedienza”, affermava “ma il
contrario”.
Questa è la risposta dei Santi.
 
P. G. Alimonti OFM cap, Raggi di sole, Vol. 1, pp 113-114