Omelia 2-9-17
BEATO APOLLINARE DE POSAT
Jean-Jacques Morel nacque il 12 giugno 1739 nel villaggio di Préz-vers-Noréaz, nei pressi di Friburgo in Svizzera. Dal 1747 al 1750 fu affidato alle cure del curato del paese, suo zio Francesco Giuseppe Morel, e nel 1755 entrò nel collegio San Michele dei gesuiti a Friburgo per perfezionare la sua formazione. Il 28 luglio 1762 sostenette brillantemente una disputa filosofica pubblica ed il 26 settembre dello stesso anno vestì l’abito cappuccino nel convento di Zug assumendo il nome di Apollinare da Posat, nome d’origine del padre. Il 26 settembre 1763 emise la professione religiosa e il 22 settembre 1764 ricevette l’ordinazione presbiterale a Bulle.
Dal 1769 al 1774 Padre Apollinare fu impegnato ad aiutare il clero di varie parrocchie presso Sion, Porrentruy, Bulle e Romont. Alla fine dell’agosto 1774 divenne insegnante e direttore degli studenti di teologia a Friburgo e nel 1780 vicario nel convento di Sion. Il 20 agosto 1781 fu trasferito sempre quale vicario nel convento di Bulle e nel 1785 a Stans, direttore della scuola annessa al convento. Il 16 aprile 1788 lasciò Stans ed andò a Lucerna e nell’autunno del 1788 fu confessore dei tedeschi nel convento di Marais in Francia.
In questo paese fu sorpreso dalla Rivoluzione Francese, nemica del cristianesimo, ed alla soppressione gli ordini religiosi, ai primi di marzo 1790 fu inviato come vicario nella parrocchia di San Sulpizio. Dal 1° aprile 1791 poi si diede al ministero clandestino. Il 14 agosto 1792, celebrata la messa, si costituì ai commissari di Lussemburgo. Il 2 settembre seguente anche Padre Apollinare rimase vittima del massacro perpetrato dai rivoluzionari in odio alla fede nel convento carmelitano di parigi.
Lasciò scitto a coloro che piangevano la sua tragica fine: “Perché affliggervi tanto per me? Non sapete che io debbo essere nelle cose che riguardano il mio ministero? A chi appartiene il regno di Dio? A coloro che soffrono persecuzioni per la giustizia. Non è forse soffrendo tormenti ben piú atroci, che il Cristo è entrato nella sua gloria? Il servo sarà piú grande del suo padrone? Invocherò il Signore nella lode e sarò liberato dai miei nemici”.
Papa Pio XI il 17 ottobre 1926 beatificò Apollinare da Posat insieme ad altre 190 vittime della medesima persecuzione, 94 delle quali morte proprio con lui nel convento carmelitano.
Autore: Fabio Arduino
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura  1 Ts 4, 9-11
Avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
Fratelli, riguardo all’amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva; voi stessi infatti avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, e questo lo fate verso tutti i fratelli dell’intera Macedònia.
Ma vi esortiamo, fratelli, a progredire ancora di piĂą e a fare tutto il possibile per vivere in pace, occuparvi delle vostre cose e lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato.
Salmo Responsoriale   Dal Salmo 97Â
Il Signore viene a giudicare i popoli con rettitudine.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Risuoni il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne.
Davanti al Signore che viene a giudicare la terra:
giudicherĂ il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine. Â
Canto al Vangelo  Gv 13,34
Alleluia, alleluia.
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Alleluia.
Vangelo  Mt 25, 14-30
Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, GesĂą disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».