Poesie

Sant Efrem

Diacono
– Nisibi (attuale Nizip Turchia) c. 306
+ Edessa (Siria attualmente Turchia) 9 giugno 373

Chiamato “il Siro”. Si formò al seguito del
vescovo Giacomo nella città
di Nisibi.
Nominato diacono, si prese cura della comunità
cristiana fino all’invasione dei Persiani nel 363. Fu costretto
a fuggire ad Edessa, dove predicò e morì di peste,
contratta nel servizio e nell’assistenza
agli ammalati.
Poeta, teologo, musicista, conciliò queste qualità
con l’impegno di diffondere la dottrina della Chiesa.
È per questo chiamato dalla tradizione cristiana “cetra
dello Spirito Santo”.
Scrisse riflessioni sul mistero della redenzione dell’uomo
operata da Cristo, sulla Creazione, sul ruolo della
donna, innalzata a grande dignità dalla Vergine Maria, Madre
di Gesù.
Volle rimanere sempre diacono, cioè servitore di Cristo
e dei fratelli.

Quando emanò l’editto Costantino
dalla città imperiale di Milano
avevi tu appena sette anni
e la notizia forse non ti giunse.

Madre cristiana e padre idolatra;
la volontà del padre è decisa:
nella famiglia sua nessun cristiano!
T’istruirà in segreto la tua mamma.

Sei messo fuor di casa a diciott’anni
a causa del Battesimo cristiano.
Per guadagnare il vitto quotidiano
ti muovi tra i più umili servizi.

Tu sei ancora giovane e Nisibi,
la cara tua città viene assediata
e cade sotto il regno dei Persiani.
Ti devi rifugiare in Edessa.

Dapprima tu ti dedichi allo studio.
Apprendi volentieri la Scrittura.
Infine tu dirigi quella scuola
dove s’insegna fede e cultura.

Da Giacomo, tuo vescovo, ricevi
l’Ordine sacro del diaconato.
Decidi di restare sempre diacono
e in umiltà servire la tua Chiesa.

Ti consacrasti a Dio in castità
e rinunciasti a tutto in povertà.
La vita di Gesù t’affascinava
e di Maria l’amore t’incantava.

Guidato dal tuo vescovo fondasti
quella famosa scuola teologica,
che a lungo fu palestra dei cristiani
bramosi di più luce nella fede.

Teologia e mistica dottrina
diventan dolce mensa del tuo spirito.
Echeggia nel tuo cuore in poesia
la verità che Dio t’appalesa.

Sapienza, amore e limpida purezza
traboccan dai tuoi versi raffinati.
Con commozione sfiori tu il mistero
e lo consegni a noi in dolce miele.

Pare che tu sia stato tra i beati
e parli solo di felicità.
Così contempli il Verbo Incarnato,
che rende già Maria un Paradiso.

L’epidemia scoppiata nella Siria
ti spinse ad esser buon samaritano.
Resti colpito dal letale morbo.
Così ti spegni, servo dell’amore.

P. G. Alimonti OFM cap, Vento impetuoso, vol. 2, pp 135-136-137

Diacono
– Nisibi (attuale Nizip Turchia) c. 306
+ Edessa (Siria attualmente Turchia) 9 giugno 373

Chiamato “il Siro”. Si formò al seguito del
vescovo Giacomo nella città
di Nisibi.
Nominato diacono, si prese cura della comunità
cristiana fino all’invasione dei Persiani nel 363. Fu costretto
a fuggire ad Edessa, dove predicò e morì di peste,
contratta nel servizio e nell’assistenza
agli ammalati.
Poeta, teologo, musicista, conciliò queste qualità
con l’impegno di diffondere la dottrina della Chiesa.
È per questo chiamato dalla tradizione cristiana “cetra
dello Spirito Santo”.
Scrisse riflessioni sul mistero della redenzione dell’uomo
operata da Cristo, sulla Creazione, sul ruolo della
donna, innalzata a grande dignità dalla Vergine Maria, Madre
di Gesù.
Volle rimanere sempre diacono, cioè servitore di Cristo
e dei fratelli.

Quando emanò l’editto Costantino
dalla città imperiale di Milano
avevi tu appena sette anni
e la notizia forse non ti giunse.

Madre cristiana e padre idolatra;
la volontà del padre è decisa:
nella famiglia sua nessun cristiano!
T’istruirà in segreto la tua mamma.

Sei messo fuor di casa a diciott’anni
a causa del Battesimo cristiano.
Per guadagnare il vitto quotidiano
ti muovi tra i più umili servizi.

Tu sei ancora giovane e Nisibi,
la cara tua città viene assediata
e cade sotto il regno dei Persiani.
Ti devi rifugiare in Edessa.

Dapprima tu ti dedichi allo studio.
Apprendi volentieri la Scrittura.
Infine tu dirigi quella scuola
dove s’insegna fede e cultura.

Da Giacomo, tuo vescovo, ricevi
l’Ordine sacro del diaconato.
Decidi di restare sempre diacono
e in umiltà servire la tua Chiesa.

Ti consacrasti a Dio in castità
e rinunciasti a tutto in povertà.
La vita di Gesù t’affascinava
e di Maria l’amore t’incantava.

Guidato dal tuo vescovo fondasti
quella famosa scuola teologica,
che a lungo fu palestra dei cristiani
bramosi di più luce nella fede.

Teologia e mistica dottrina
diventan dolce mensa del tuo spirito.
Echeggia nel tuo cuore in poesia
la verità che Dio t’appalesa.

Sapienza, amore e limpida purezza
traboccan dai tuoi versi raffinati.
Con commozione sfiori tu il mistero
e lo consegni a noi in dolce miele.

Pare che tu sia stato tra i beati
e parli solo di felicità.
Così contempli il Verbo Incarnato,
che rende già Maria un Paradiso.

L’epidemia scoppiata nella Siria
ti spinse ad esser buon samaritano.
Resti colpito dal letale morbo.
Così ti spegni, servo dell’amore.

P. G. Alimonti OFM cap, Vento impetuoso, vol. 2, pp 135-136-137