Non chiudere la porta
Correvano a te.
Un altro non ce n’è.
Le pene tu lenivi,
dai mali li guarivi.
Sapevan che li amavi.
Tu stesso a loro andavi.
Chiamavan da lontano;
li toccavi con la mano.
Ed anche nella notte
venivano a frotte
da stampelle sorretti
o giacenti sui letti.
Furente la protesta
se il giorno era festa!
Lo scriba e il fariseo
dicevan che sei reo.
Tornato tu al Cielo
qua con lo stesso zelo,
si recan due a due
le pecorelle tue.
“Andate e predicate,
guarite e liberate”.
E fino al tuo ritorno
sarĂ fatto ogni giorno.
Li chiami sempre tu;
li aspetti sempre tu.
GesĂą non ti stancare
d’attendere e chiamare.
Guarisci chi è muto,
dĂ pure il tuo aiuto
a quello che è zoppo
o fa aspettare troppo.
Tu non avere fretta,
ma con pazienza aspetta.
Tu dona in caritĂ
l’eterna tua pietà .
La tua eletta schiera
sostenga la preghiera,
e quei che son fuggiti
ritornino pentiti.
C’è gioia nel tuo cuore
se tornano all’amore
e in loro abbonderĂ
la tua felicitĂ .
Non chiudere la porta
finchè Pietro riporta
l’ultimo risanato
dal sangue, che hai versato.
P. G. Alimonti OFM cap, “L’altro consolatore”, La rivoluzione, pp 233-234