Poesie

Sant’Antonio Abate

Sant’Antonio Abate
– Qumans (Egitto) c. 251
+ Deserto della Tebaide 17 gennaio 357

“Se vuoi essere perfetto, va’, vendi
tutto quello che possiedi e dallo ai poveri”
(Mt 19, 21), “Non affannatevi per il domani”
(Mt 6, 34).
All’udire queste parole del Vangelo Antonio
si sentì chiamato a seguire il Signore nel
deserto come penitente.
Sant’Atanasio, suo amico e discepolo,
nella “Vita Antonii” scritta dopo la morte del Santo, ha narrato le penitenze, le
tentazioni, i miracoli dell’eremita, che è considerato il
padre del monachesimo e di ogni forma di vita religiosa.
Sostenne i martiri nella persecuzione di Diocleziano e
aiutò Sant’Atanasio nella lotta contro gli Ariani.

Poiché il martirio adesso è ben più raro
la perfezione va esercitata
in povertà e dura penitenza,
vivendo in fervorosa solitudine.

Questo ideale forte del Vangelo
riempie di eremiti la Tebaide.
Chi visitava i luoghi del deserto
trovava anacoreti ad ogni passo.

Da questi solitari penitenti
col tempo scaturì il monachesimo.
Dal gruppo viene fuori il monastero
con la comune regola e l’abate.

Secoli dopo pure in Occidente
entrambe queste forme sorgeranno
con Agostino e poi con Benedetto
e poi con altri grandi fondatori.

A vent’anni Antonio vende i beni,
affida la sorella a pie donne
e si ritira fuori del paese.
Preghiera, povertà e penitenza.

E chiese a Dio la luce per sapere
la forma più gradita del suo vivere.
Dio gli mostra un angelo che prega
e poi lavora e poi torna a pregare.

Antonio sa a memoria la Scrittura
e specialmente il testo del Vangelo.
È sempre più tentato dal demonio,
che a lui si mostra sotto orrende forme.

Si consigliò con altri santi asceti.
– Ti combatte perché tu sei con Dio.
Il demonio rispetta i suoi amici
e s’accanisce contro i suoi nemici -.

Atanasio lo chiama in aiuto.
Antonio corre e predica la fede.
La gente lo ricerca sempre più.
Continue son le grazie e i miracoli.

L’imperatore Costantino lo cercò
per affidare a lui la sua famiglia.
Si ritirò ancora più lontano
dove rimase fino alla sua morte.

Si sente un giorno come in mezzo al fuoco.
L’inferno sembra proprio scatenato.
Resiste e infine chiede: – Mio Signore,
dov’eri tu? – – Lottavo insieme a te -.

Ai discepoli dice: – Implorate
il fuoco dell’amore dato a me;
e siate certi, mai lo negherà,
perché, sappiate, quell’amore è Lui -.

P. G. Alimonti OFM cap, Vento Impetuoso, Vol. II, pp 67-68-69