Due novembre
Dalla città fremente
andiamo oggi tutti
laddove è tutto fermo.
Portiamo i nostri fiori.
Versiamo tante lacrime
viviamo i ricordi.
Parliamo ai nostri cari
con voce di silenzio
nell’intimo del cuore.
Guardiamo una tomba,
ma dentro veneriamo
i resti d’una vita.
Si spense l’esistenza
d’un essere terreno,
che in cielo vive ancora.
Perciò nel muto dialogo
con l’anima s’incontra
il nostro cuore affranto.
È messaggero Dio
dei nostri sentimenti
d’amore e di dolore.
In Lui viviamo tutti;
per lui nessuno è morto
e quel legame è forte.
È sacra la preghiera
e scende tanta pace
nell’anima sospesa.
Per quella viva fede
già oltrepassa l’anima
il filo della morte.
Avverte il corpo stesso,
che quel passaggio d’obbligo
è momentaneo varco.
Pregando sul sepolcro
io vedo te risorto,
Signore mio Gesù.
P. G. Alimonti OFM cap, “L’Altro consolatore”, Città assediata, pp 225-226