Messa quotidiana

Omelia 31-10-16

Santi Angeli di Dio pregate per noi

BEATO ANGELO D’ACRI

Era il 19 Ottobre del 1669 quando in Acri in provincia di Cosenza nasceva Lucantonio Falcone. Poveri i genitori, ma ricchi di virtù cristiane.
Singolare, anzi forse unica, nella storia dei Religiosi, fu la sua vocazione.
A diciotto anni chiese ed ottenne di farsi Frate Cappuccino, ma oppresso da dubbi ed incertezze per due volte lasciò il noviziato, depose l’abito religioso e ritornò a casa dove pensava di costruirsi una vita al pari degli altri. Pur circondato dall’affetto della tenerissima madre, il suo cuore restava inquieto, perché i disegni di Dio su di lui erano diversi. Rientrò in convento per la terza volta e misticamente moriva Lucantonio Falcone e nasceva Frate Angelo d’Acri. A passi da gigante percorse tutte le tappe di vita religiosa che lo portarono al Sacerdozio, il 10 Aprile del 1700, nell’antica Cattedrale di Cassano Jonio.
Sulle sue spalle montanare subito caddero pesanti responsabilità e delicati incarichi che assolse con impegno e successo; fu Superiore Provinciale dei Cappuccini e per il suo modo di governo venne chiamato l'”Angelo della pace”, ma, la predicazione sistematica, è stato il ministero principale di servizio reso alla Chiesa e all’Ordine Cappuccino per quaranta anni. Era divenuto il missionario più ricercato ed ascoltato dell’Italia meridionale tanto che si diceva che quando predicava, “nelle case non ci restavanu mancu li gatti”.
La vita del beato Angelo d’Acri, è stata una rappresentazione vivente di Gesù, non tanto esteriore, ma interiore. Le testimonianze giurate ricordano come recitava a memoria la Sacra Scrittura e come ne faceva sempre uso nell’evangelizzazione del popolo.
Il 30 Ottobre 1739, fisicamente sfinito dalle fatiche apostoliche, se ne volava al Cielo. Il 18 Dicembre 1825, Papa Leone XII proclamò Beato il Cappuccino di Acri. Il suo corpo, ricomposto, è oggetto di quotidiana venerazione nella Basilica a Lui dedicata.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura   Fil 2, 1-4
Rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.
Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 130
Custodiscimi presso di te, Signore, nella pace

Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.

Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.

Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre.  

Canto al Vangelo   Gv 8,31 
Alleluia, alleluia.

Se rimanete nella mia parola,
siete davvero miei discepoli, dice il Signore,
e conoscerete la verità.
Alleluia.

Vangelo   Lc 14, 12-14
Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi e ciechi.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».