Morendo vivi
T’ho chiesto: – Come stai?-
Tu umilmente hai detto:
– Gli occhi mi si crepano,
e la testa mi scoppia -.
Portando poi la mano
dalla parte del cuore
e lì, toccando il petto,
rispondi: – Eh, qua! Qua! –
Nell’arco dei tuoi anni
quegli occhi son passati
da ininterrotte veglie
a prolungato pianto.
Pupille dilatate
a contemplare Dio.
Lo sguardo sempre teso
su Cristo Crocifisso.
Hai gli occhi sempre aperti
sul mare dei tuoi figli,
che con amore insegui
tra le frontiere umane.
Li chiami ad uno ad uno,
li stacchi dal peccato,
li poni sulle spalle,
e li riporti a Dio.
La testa ti si spacca.
Io so, seppur non vedo,
son le pungenti spine
della calotta atroce.
È quella la corona,
che hai presa da Gesù!
È il simbolo regale
di chi va dietro a Lui.
Il cuore è trapassato
dal dardo infuocato.
È la ferita aperta,
che aperta rimarrà.
Si chiuderà soltanto,
e con ugual prodigio,
allor che avrai raggiunto
il termine dei giorni.
Io son davanti a te,
o uomo del patire.
In cambio hai dato a Dio
la vita per la morte.
Così, morendo, vivi.
E come or con me,
ti chini sui fratelli
e li consegni a Dio.
P. G. Alimonti OFM cap, “Il tempo della luce”, Da ieri a domani, pp 107-108