Omelia 19-6-16
Signore Gesù aiutaci ad esserti fedeli
XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Anno C
La morte come strada alla vita
Per rivelare la sua identità e per adempiere la sua missione, per salvare la verità della sua vita, Cristo è disposto a tutto, anche a perdere la vita fisica. La decisione «incondizionata» ed assoluta di essere se stesso e compiere la sua missione a «qualunque costo» è l’atto supremo di fedeltà (obbedienza) a Dio.
Una identità da rivelare e una missione da compiere
Il perdere la propria vita fisica (morire) è il «segno», la verifica, la «prova» assoluta della fedeltà alla propria identità e alla missione ricevuta dal Padre; è perciò l’atto con cui la vita è salvata. Ora qual è l’identità di Cristo? Egli è vero uomo e vero Dio. Gesù ci salva per quello che «è». Egli è la «riconciliazione» fra l’uomo e Dio, la comunione «perfetta» dell’uomo con Dio. Ma bisogna subito aggiungere: Gesù ci salva con quello che «fa». E ciò che fa (la missione) dipende dall’accettazione o rifiuto da parte degli altri.
Gesù provoca gli apostoli a dire ciò che pensano di lui, della sua identità e missione (vangelo). Pietro risponde: «Tu sei il Cristo di Dio!». C’è diversità fra come intendono il Messia gli apostoli, che riflettono la mentalità corrente, e Gesù. Essi intendono il Messia come potere. Lui, come amore. Se Dio è amore, a lui, che è l’Uomo-Dio, non rimane altra via che l’amore. Solamente un uomo-amore può essere la rivelazione del Dio-amore. A rigor di termini Gesù avrebbe potuto ricondurre l’uomo a Dio anche attraverso il potere usato per amore. Ma l’Uomo-Gesù sceglie di attuare la sua missione mediante l’amore «puro», ossia unicamente con l’amore, con l’appello alle coscienze, con la donazione, il servizio, la pazienza, la dolcezza, i mezzi poveri. Perché questa è l’unica via per la trasformazione dei cuori.
Un amore fedele al Padre e ai fratelli
Gesù non potrà mai accettare di essere quello che i connazionali vogliono che lui sia. Egli sarà quello che il Padre vuole che egli sia: la vera immagine di Dio e la vera immagine dell’uomo, il vero volto di Dio e il vero volto dell’uomo.
Gesù sa che la fedeltà alla decisione di attuare il progetto del Padre gli procurerà molta sofferenza, il rifiuto da parte del potere (anziani, sommi sacerdoti e scribi) e infine una morte violenta. Egli accetta liberamente questa conseguenza della sua decisione per non tradire l’amore al Padre e all’uomo.
Si può immaginare il dramma di coscienza di Cristo: egli si incarica di compiere una vocazione messianica, intende portarla a termine nella dolcezza e con i mezzi poveri e vede che non potrà condurre a buon termine la sua opera perché verrà la morte prima della sua realizzazione. E allora? Senza dubbio Dio vuole che sia al di là della morte che Gesù compia la sua missione messianica. Senza dubbio Dio non lo lascerà alla morte. La morte violenta di Cristo ha due facce: da una parte rivela la potenza del peccato, e dall’altra parte la potenza dell’amore più forte della morte. Paradossalmente la morte violenta di Cristo, in quanto atto di amore assoluto, è insieme la rivelazione di Dio all’uomo e dell’uomo a se stesso.
La morte di Cristo è la risurrezione dell’uomo
«In virtù del nostro inserimento nel mistero pasquale moriamo ogni giorno al peccato e Cristo ci fa sperimentare la vittoria della sua risurrezione. Fino a quando al di là della morte ce ne rivelerà la pienezza della gloria.
La vita presente non è tutta destinata alla consunzione; contiene invece già in sé il germe di una vita immortale: come un fuoco che lentamente permea e purifica un metallo. Cristo non ci rende esenti dalla morte, così come non ne fu esente lui stesso, ma ce la fa sperimentare come un evento positivo di speranza che anch’egli ha vissuto. In tal modo egli rivela il valore profondo di un’esperienza che diversamente appare la negazione stessa della vita. Nella morte di Cristo tutto il mistero della sofferenza e del dolore trova illuminazione e redenzione » (CdA, pag. 462). In quanto atto d’amore assoluto, la morte di Cristo è la «risurrezione dell’uomo», è la sorgente della vita. Perché la vita affonda le sue radici nell’amore. Una sorgente a cui l’umanità, consciamente o inconsciamente, attinge.
Cristo è l’uomo totalmente aperto nel quale le pareti dell’esistenza sono sfondate, sicché egli è integralmente «passaggio» (pascha)… L’avvenire dell’uomo dipende dalla croce, la redenzione dell’uomo è la croce. Ed egli non raggiungerà davvero se stesso in altro modo, fuorché permettendo lo sfondamento delle pareti della propria esistenza, volgendo lo sguardo al «trafitto» (prima lettura) e seguendo colui che ha aperto la via verso il futuro.
Cristo re e sacerdote in eterno
Dal trattato «Sulla Trinità» di Faustino Luciferiano, sacerdote
(Nn. 30-40; CCL 69, 340-341)
Il nostro Salvatore divenne veramente «Cristo» secondo la carne e nello stesso tempo vero re e vero sacerdote. Egli è l’una e l’altra cosa insieme, perché nulla manchi al Salvatore di quanto aveva come Dio.
Egli stesso afferma la sua dignità regale, quando dice: Io sono stato consacrato re da lui sul suo santo monte Sion (cfr. Sal 2, 6). Il Padre inoltre attesta la dignità sacerdotale del Figlio con le parole: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek» (Sal 109, 4).
Nell’antica legge il primo ad essere consacrato sacerdote col crisma dell’unzione fu Aronne. Non si dice però «secondo l’ordine di Aronne», perché non si creda che anche il sacerdozio del Salvatore gli sia stato conferito per successione. Il sacerdozio di Aronne si trasmetteva per via ereditaria, non così invece quello del Cristo, perché egli stesso resta eternamente sacerdote. Si dice infatti: «Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedek».
Il Salvatore dunque, secondo la carne, è re e sacerdote. L’unzione però da lui ricevuta non è materiale, ma spirituale. Infatti coloro che presso gli Israeliti erano consacrati re e sacerdoti con l’unzione materiale dell’olio, diventavano re e sacerdoti, non però tutte e due le cose insieme, ma ciascuno di loro era o re o sacerdote. Solo a Cristo compete la perfezione e la pienezza in tutto, poiché era venuto ad adempiere la legge. Quantunque tuttavia nessuno di loro fosse re e sacerdote insieme, quelli che erano consacrati con l’unzione materiale, o re o sacerdoti, erano chiamati «cristi». Il Salvatore però, che è il vero Cristo, fu unto dallo Spirito santo, perché si adempisse quanto era stato scritto di lui: Per questo «Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia a preferenza dei tuoi eguali» (Sal 44, 8).
La sua unzione eccelle al di sopra di quella di tutti i suoi compagni perché egli è stato unto con l’olio di letizia, che altro non significa se non lo Spirito Santo.
Che questo sia vero lo sappiamo dallo stesso Salvatore, il quale, preso il libro di Isaia e avendovi letto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione» (Lc 4, 18), proclamò davanti a quelli che lo ascoltavano che la profezia si era adempiuta allora nella sua persona. Anche Pietro, principe degli apostoli, dichiara che quel crisma, da cui il Salvatore è stato manifestato, è lo Spirito Santo, cioè la stessa potenza di Dio, quando negli Atti degli Apostoli tra le altre cose dice al centurione Cornelio, uomo pieno di fede e di misericordia: «Incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni, Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che erano sotto il potere del diavolo» (At 10, 37-38).
Anche Pietro, dunque, come hai potuto renderti conto, afferma che Gesù uomo è stato unto di Spirito Santo e di potenza. E’ vero perciò che lo stesso Gesù è diventato «Cristo» in quanto uomo, perché con l’unzione dello Spirito Santo è stato consacrato re e sacerdote in eterno.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Zc 12, 10-11; 13.1
Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto (Gv 19, 37).
Dal libro del profeta Zaccarìa
Così dice il Signore:
«Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito.
In quel giorno grande sarà il lamento a Gerusalemme, simile al lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo.
In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 62
Ha sete di te, Signore, l’anima mia.
O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.
Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.
Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.
Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene.
Seconda Lettura Gal 3, 26-29
Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Fratelli, tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo.
Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.
Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.
Canto al Vangelo Gv 10,27
Alleluia, alleluia.
Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.
Alleluia.
Vangelo Lc 9, 18-24
Tu sei il Cristo di Dio. – Il Figlio dell’uomo deve molto soffrire.
Dal vangelo secondo Luca
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».