Messa quotidiana

Omelia 28-1-16

GesĂą guida il nostro cammino

SAN TOMMASO D’AQUINO
Sacerdote e dottore della Chiesa
(1225?- 1274)
Memoria

LETTURE: 1 Cor 2, 1-10a; Sal 18; Mt 5, 13-19

Nato nel castello di Roccasecca, presso Montecassino, entrò a 18 anni fra i Domenicani; fu studente e poi maestro di teologia a Parigi; insegnò pure nello « studio » della corte papale ad Anagni, a Orvieto, Roma, Viterbo, Napoli. Discepolo di sant’Alberto Magno, nutrito della dottrina della sacra Scrittura e dei Padri, si servì della filosofia, specialmente di Aristotile e dei suoi commentatori arabi ma anche di Platone: accoglieva la verità da chiunque fosse espressa per illustrarne la fede ma respingeva l’errore da chiunque proposto. Ogni verità, egli riteneva, viene da Dio. Poté così operare una grande sintesi dottrinale (Summa contra Gentes, Summa Theologiae, ecc.) nella quale la Chiesa riconosce tuttora una delle più perfette espressioni del suo insegnamento.
Il Vaticano II ha attinto abbondantemente al suo pensiero. E’ onorato col titolo di « Dottore Angelico ».
Semplice, servizievole, silenzioso, raccolto, si faceva amare da tutti; piĂą di ogni altro intese lo studio e la scienza come strumenti di santificazione. Amante del popolo, predicava di preferenza alla povera gente con semplicitĂ  e bonarietĂ  anche piĂą volte al giorno, come afferma il suo primo biografo.

Nessun esempio di virtù è assente dalla croce
Dalle «Conferenze» di san Tommaso d’Aquino, sacerdote
(Conf. 6 sopra il «Credo in Deum»)
Fu necessario che il Figlio di Dio soffrisse per noi? Molto, e possiamo parlare di una duplice necessitĂ : come rimedio contro il peccato e come esempio nell’agire.
Fu anzitutto un rimedio, perché è nella passione di Cristo che troviamo rimedio contro tutti i mali in cui possiamo incorrere per i nostri peccati.
Ma non minore è l’utilitĂ  che ci viene dal suo esempio. La passione di Cristo infatti è sufficiente per orientare tutta la nostra vita.
Chiunque vuol vivere in perfezione non faccia altro che disprezzare quello che Cristo disprezzò sulla croce, e desiderare quello che egli desiderò. Nessun esempio di virtù infatti è assente dalla croce.
Se cerchi un esempio di carità, ricorda: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13).
Questo ha fatto Cristo sulla croce. E quindi, se egli ha dato la sua vita per noi, non ci deve essere pesante sostenere qualsiasi male per lui.
Se cerchi un esempio di pazienza, ne trovi uno quanto mai eccellente sulla croce. La pazienza infatti si giudica grande in due circostanze: o quando uno sopporta pazientemente grandi avversitĂ , o quando si sostengono avversitĂ  che si potrebbero evitare, ma non si evitano.
Ora Cristo ci ha dato sulla croce l’esempio dell’una e dell’altra cosa. Infatti «quando soffriva non minacciava» (1 Pt 2, 23) e come un agnello fu condotto alla morte e non apri la sua bocca (cfr. At 8, 32). Grande è dunque la pazienza di Cristo sulla croce: «Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su GesĂą, autore e perfezionatore della fede. Egli, in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia» (Eb 12, 2).
Se cerchi un esempio di umiltĂ , guarda il crocifisso: Dio, infatti, volle essere giudicato sotto Ponzio Pilato e morire.
Se cerchi un esempio di obbedienza, segui colui che si fece obbediente al Padre fino alla morte: «Come per la disobbedienza di uno solo, cioè di Adamo, tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti» (Rm 5, 19).
Se cerchi un esempio di disprezzo delle cose terrene, segui colui che è il Re dei re e il Signore dei signori, «nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza» (Col 2, 3). Egli è nudo sulla croce, schernito, sputacchiato, percosso, coronato di spine, abbeverato con aceto e fiele.
Non legare dunque il tuo cuore alle vesti ed alle ricchezze, perché «si sono divise tra loro le mie vesti» (Gv 19, 24); non gli onori, perché ho provato gli oltraggi e le battiture (cfr. Is 53, 4); non alle dignità, perché intrecciata una corona di spine, la misero sul mio capo (cfr. Mc 15, 17); non ai piaceri, perché «quando avevo sete, mi han dato da bere aceto» (Sal 68, 22).

 

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura 2 Sam 7, 18-19.24-29
Chi sono io, Signore Dio, e che cos’è la mia casa?

Dal secondo libro di Samuèle
Dopo che Natan gli ebbe parlato, il re Davide andò a presentarsi davanti al Signore e disse: «Chi sono io, Signore Dio, e che cos’è la mia casa, perché tu mi abbia condotto fin qui? E questo è parso ancora poca cosa ai tuoi occhi, Signore Dio: tu hai parlato anche della casa del tuo servo per un lontano avvenire: e questa è legge per l’uomo, Signore Dio! Hai stabilito il tuo popolo Israele come popolo tuo per sempre, e tu, Signore, sei diventato Dio per loro.
Ora, Signore Dio, la parola che hai pronunciato sul tuo servo e sulla sua casa confermala per sempre e fa’ come hai detto. Il tuo nome sia magnificato per sempre così: “Il Signore degli eserciti è il Dio d’Israele!”. La casa del tuo servo Davide sia dunque stabile davanti a te! Poiché tu, Signore degli eserciti, Dio d’Israele, hai rivelato questo al tuo servo e gli hai detto: “Io ti edificherò una casa!”. Perciò il tuo servo ha trovato l’ardire di rivolgerti questa preghiera.
Ora, Signore Dio, tu sei Dio, le tue parole sono verità. Hai fatto al tuo servo queste belle promesse. Dégnati dunque di benedire ora la casa del tuo servo, perché sia sempre dinanzi a te! Poiché tu, Signore Dio, hai parlato e per la tua benedizione la casa del tuo servo è benedetta per sempre!».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 131
Il Signore Dio gli darĂ  il trono di Davide suo padre.

Ricòrdati, Signore, di Davide,
di tutte le sue fatiche,
quando giurò al Signore,
al Potente di Giacobbe fece voto.

«Non entrerò nella tenda in cui abito,
non mi stenderò sul letto del mio riposo,
non concederò sonno ai miei occhi
né riposo alle mie palpebre,
finché non avrò trovato un luogo per il Signore,
una dimora per il Potente di Giacobbe».

Il Signore ha giurato a Davide,
promessa da cui non torna indietro:
«Il frutto delle tue viscere
io metterò sul tuo trono!

Se i tuoi figli osserveranno la mia alleanza
e i precetti che insegnerò loro,
anche i loro figli per sempre
siederanno sul tuo trono».

Sì, il Signore ha scelto Sion,
l’ha voluta per sua residenza:
«Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre:
qui risiederò, perché l’ho voluto».

Canto al Vangelo Sal 118,105
Alleluia, alleluia.
Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
Alleluia.

Vangelo Mc 4,21-25
La lampada viene per essere messa sul candelabro. Con la misura con la quale misurate sarĂ  misurato a voi.

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».