San Francesco Antonio Fasani
San Francesco Antonio Fasani
Sac. francescano conventuale
– Lucera (Fg) 1681 + 1742
Suo nome di battesimo Giovanni. Riceve una chiara educazione cristiana.
A scuola è attento e intelligente, si distingue anche per la sua condotta edificante. Sente sempre più forte la vocazione francescana. Entra fra i Conventuali a Lucera. Dopo la filosofia e il primo corso di teologia ad Agnone, si reca ad Assisi per completare la teologia e prendere la relativa laurea nel Corso Teologico accademico. Nel 1707 torna a Lucera dove resterà fino alla morte. Insegnò agli studenti religiosi e per questo poi fu sempre chiamato anche dal popolo “Padre maestro”. In tutto quel territorio era l’atteso predicatore di quaresime, novene e feste. In convento ogni giorno serviva i poveri e accoglieva i bisognosi. Soleva dire: “La carità bisogna farla”. L’Eucaristia e la preghiera sono il centro della sua vita religiosa e sacerdotale. Nutriva amore grande a Gesù e alla Madonna. Spesso ripeteva rivolto al Signore:
“Sommo amore, immenso amore, eterno amore, infinito amore!” Usava anche dire: “Volontà di Dio, paradiso mio”. Fu a lungo cappellano dei carcerati. Stava volentieri in mezzo a loro. Era l’amico, il padre, il consigliere.
Quelli che erano condannati a morte lo volevano accanto fino alla fine. Offrì sempre tutto al Signore per le mani della Madonna. L’ultima infermità lo ridusse all’immobilità.
Sereno, affrontò la morte. “È morto il padre maestro” era la voce di tutto il popolo, che accorse ai suoi funerali.
Si verificarono vari prodigi per cui fu presto introdotto il Processo canonico. Fu beatificato da Pio XII nel 1951 e canonizzato da Giovanni Paolo II il 21 marzo 1985.
O caro Giovanniello,
così grazioso e lieto,
fin da bambino sei
la gioia della casa.
Il parroco t’aspetta
ogni mattina a Messa.
Tra gli angeli di Dio
sei un angelo in più.
I tuoi compagni a scuola
hanno rispetto e stima.
Perfino nello svago
tu sei edificante.
Ti vuole San Francesco:
dopo Agnone, Assisi
e al sacerdozio giungi,
o fra Francesco Antonio.
Dirà Antonio Lucci,
compagno e condiscepolo:
– Bravo in filosofia
e in teologia -.
Ritorni a Lucera.
Predicherai il Vangelo
tra quella gente umile,
che ha bontà nel cuore.
Quaresima e novene,
la gente vuole te
a predicar Gesù,
perché tu l’ami tanto.
Ai consacrati giovani
fai lungamente scuola,
ma il più importante libro
è proprio la tua vita.
Di San Francesco dici:
– Ardentemente amò;
la povertà sposò;
qual serafino visse -.
Tra i carcerati vivi,
sei loro cappellano.
Per te sereni vanno
perfino al patibolo.
– Amore, immenso amore,
amore, eterno amore -,
ripeti in vita e in morte
col cuore ardente e puro.
È sempre al tuo fianco
la Madre di Gesù.
Ti affidasti a Lei
e Lei ti viene a prendere.
P. G. Alimonti OFM cap, Vento Impetuoso, vol IV, pp 92-93-94