San Cetteo di Amiterno
(Peregrinus) Vescovo
– sec. V + c. sec. VI
Era vescovo di Amiterno (odierna San Vittorino) in provincia de L’Aquila, mentre era papa San Gregorio Magno. Alai e Umbolo, i due capi longobardi che comandavano la città, vennero in lite fra di loro. Alai si alleò con il conte Veriliano di Orta.
Scoperto il tradimento, il popolo voleva uccidere Alai.
Cetteo, per ragione del perdono cristiano, cercò di far commutare la sentenza di morte in quella del carcere. Umbolo lo sospettò di complicità e ordinò che fosse ucciso insieme ad Alai. Gettato nel fiume Aterno con una grossa mola al collo, il corpo di Cetteo arrivò alla foce del fiume Pescara.
Un pescatore lo rinvenne e avvertì il vescovo del luogo.
In seguito a dei prodigi avvenuti per sua intercessione il suo corpo fu trasferito e sepolto con maggiore onore. Ora è conservato nella Cattedrale di Pescara intitolata a lui. Il Martirologio Romano lo commemora il 13 giugno.Narro a voi la “Passione”
del caro San Cetteo.
Cristiano fervente,
zelante sacerdote.
Pastore generoso,
non teme per la vita.
È ogni giorno pronto
a darla per la fede.
Va in cerca dei poveri,
li accoglie nella mensa.
Riceve i pellegrini,
ha cura degli infermi.
Due capi longobardi
espugnano Amiterno.
Sono Alai ed Umbolo.
Cetteo è corso a Roma.
Papa Gregorio Magno
tratta coi vincitori.
Cetteo innocente
può ritornar tra i suoi.
Ora Alai ed Umbolo
vengono in contrasto.
Il primo fa alleanza
col conte Veriliano.
Di notte assalirono
la città d’Amiterno,
ma furono sconfitti.
Alai fu condannato.
Cetteo s’interpose.
Ugolo lo dichiara
complice d’Alai
e lo condanna a morte.
Alai fu giustiziato.
Cetteo non venne ucciso
perché s’oppose il boia.
Fu gettato nel fiume.
Vi fu gettato vivo.
L’Aterno lo inghiottì.
Travolto dai suoi vortici,
il buon Cetteo morì.
Così fu trasportato
fino al mare dall’acqua.
Un pio pescatore
lo vide e lo raccolse.
Il vescovo, avvisato,
gli diede sepoltura.
Così Pescara onora
il santo suo Patrono.
P. G. Alimonti OFM cap, Vento impetuoso, pp. 218-219-220